Terminata la stagione per l’Edimes Pavia arriva il momento di fare il primo bilancio della storia della società, un bilancio che non può che essere positivo: il secondo posto raggiunto dalla squadra in stagione regolare al suo primo anno di vita è certamente un buon risultato, che non solo impreziosisce la stagione appena terminata, ma che fa ben sperare per il futuro. Anche nei play-off la squadra ha comunque dimostrato il proprio valore, raggiungendo una semifinale persa solo nelle ultime battute di gara 3, complici certamente parecchie decisioni quantomeno discutibili dei direttori di gara.
Come in qualunque azienda al suo primo anno di vita il Pavia Basket ha dovuto affrontare difficoltà che vanno ben oltre la questioni sul campo: si è dovuto organizzare un’intera società partendo da zero, inserendo logiche gestionali e programmatiche mai facili da avviare. Anche in questo caso però i risultati sono stati certamente positivi e la società targata Edimes ha potuto, con il passare del tempo, migliorare alcuni elementi di gestione, riuscendo a migliorarsi strada facendo e gettando le basi per un futuro solido e programmato.
Certo le difficoltà non sono mancate, ma la dirigenza pavese ha dimostrato di saper affrontare anche i momenti più difficili prendendo decisioni coraggiose: il taglio in corsa di ben tre decimi di squadra (Pomenti, Carrera e Mascherpa) e l’innesto di due giovani come Marsili e Corcelli ne sono la dimostrazione. Senza dimenticare il cambio di guida tecnica a stagione in corso, altro segnale di personalità lanciato dalla società stessa.
La fortuna non è stata al fianco dell’Edimes, fattore che si evince dall’altissimo numero di infortuni (Conti, Cristelli, Cavallini su tutti) che hanno costellato la stagione pavese, ma che mai sono stati presi come alibi nonostante abbiano indubbiamente penalizzato non poco il ritmo di lavoro in palestra. Molto probabilmente la squadra ha inoltre pagato quell’obbligo morale di vittoria che fin dall’inizio ha caratterizzato quest’annata sportiva: si è infatti creato un pensiero comune che vedeva la squadra talmente forte da essere sempre obbligata a vincere, con il risultato che la minima sconfitta o il primo mezzo passo falso apparivano come “tragedie”; certo questo fattore non ha aiutato dal punto di vista psicologico, ma è anche vero che è il prezzo che si deve pagare quando si è ambiziosi.
In generale l’applauso va fatto al gruppo che si è consolidato nel tempo, senza farsi condizionare dai fattori esterni, con coach Massimo Fiume bravo a tenere le fila di uno spogliatoio che si è dimostrato più forte di tutto.
Anche i numeri confermano la grande stagione griffata Edimes Pavia: solo 6 squadre su 140 in DNC hanno infatti conseguito più di 44 punti in stagione regolare, mentre solo 4 squadre su 140 hanno riportato più di 10 vittorie in trasferta. Inoltre, a dimostrazione del fatto che la dirigenza pavese non ha paura di puntare sui giovani, è interessante notare come l’età media della squadra sia stata di soli 27,8 anni che, se si escludono i tre giocatori di esperienza, scende a 24,1.
Parlando di giovani da non dimenticare il settore giovanile che, con il grande lavoro svolto da Massimo Fiume (anche responsabile tecnico del settore giovanile), ha posto le basi per il futuro: con il distaccamento definitivo dal GS Basket Bridge infatti il Pavia Basket ha gettato le fondamenta per quello che sarà il suo futuro, col grande e ambizioso obiettivo di costruire un vivaio di pallacanestro giovanile che possa diventare la guida dell’intero movimento cestistico non solo della città di Pavia ma della Provincia intera.
Con queste parole Gianni Gallo, team manager dell'Edimes Pavia, commenta la prima stagione della società: “E' come se avessimo fatto 2 anni in uno, ma l'esperienza accumulata è stata grande e credo tornerà utile molto presto. Abbiamo appassionato molti sportivi che sono pronti a sostenerci considerandoci giustamente la realtà su cui puntare a Pavia. Stiamo ricevendo molte telefonate da parte di allenatori e giocatori interessati al Pavia Basket ed alla nostra crescita, segno che la società ha credibilità per costruire bene ma con calma il proprio futuro”
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