Intervistato dai colleghi de "LoStregone.net" l'ex
capitano del Benevento Giovanni La Camera ha fatto il punto sulla sua avventura
in maglia giallorossa.
La tua avventura con il Benevento è finita. Facciamo un
bilancio di questi tre anni nel Sannio?
"Arrivai pieno di entusiasmo, dopo la retrocessione ai
play-out con il Rimini. Nonostante avessi ricevuto alcune offerte dalla B
accettai di buon grado la proposta del Benevento perché ero convinto che avrei
trovato un gruppo imbattibile e un allenatore che credeva in me per salire
insieme di categoria. Poi sono passati i mesi, cambiati allenatori e giocatori,
ad inizio anno venivo sempre messo da parte per motivi irragionevoli e poi nel
corso della stagione riuscivo sempre a ritagliarmi il mio spazio. Anche
quest’anno è andata così ma sicuramente è stata la migliore annata da un punto
di vista personale. E non dimenticherò mai l’emozione di indossare la fascia di
capitano. Poi, più passava il tempo più mi rendevo conto di certe dinamiche,
certe situazioni che secondo me nel calcio professionistico non devono esistere
e che spesso hanno creato solo malumori facendo perdere di vista l’obiettivo
comune".
L’anno scorso pare che tu sia stato l’unico a non aver
accettato la riduzione dell’ingaggio. Ti riferisci a questo quando parli di
certe situazioni?
"Riguardo quest’argomento ne sono state dette di tutti
i colori. Io penso che se una società decide di avvalersi delle prestazioni di
un professionista e decide di proporgli un contratto pluriennale ad una cifra
pattuita, per quale ragione un giocatore prima della scadenza del contratto
stesso deve ritrattare e ridursi l’ingaggio? Se un giocatore firmasse un accordo
e dopo 3 mesi andasse a bussare alla porta del club per essere pagato di più,
cosa risponderebbe la società? Giustamente non sarebbe d’accordo. I contratti
vengono stipulati per essere rispettati. E poi si vuole far passare questo come
fatto come l’unico motivo alla base delle esclusioni. Per la precisione, il
secondo anno mi ridussi l’ingaggio, il terzo decisi di non scendere più a
compromessi per ragioni personali e per la sensazione che, ad inizio anno, il
club non mi ritenesse importante".
La tua stagione non era però iniziata nel migliore dei modi:
ti sei ritrovato fuori squadra all’inizio dell’anno e poi invece reintegrato
come titolare prezioso.
"Anche nel ritiro precedente con mister Cuttone venni
messo da parte. Credimi, quello che ho passato durante gli ultimi due ritiri
non lo auguro a nessuno, automaticamente venivo escluso senza una ragione
concreta e giustificata".
Non ritieni quindi ci siano delle anche delle tue
responsabilità?
"Io mi reputo un professionista, quest’anno che con il cambio
di ruolo adottato con mister Simonelli e la fiducia in me riposta da Imbriani e
Martinez penso di aver dato tutto me stesso. Non volevo che la gente di
Benevento mi ricordasse per gli alti e bassi delle prime due stagioni, volevo
lasciare il segno prestazione dopo prestazione, domenica dopo domenica. Ho
messo tutto me stesso perché ero convinto che i playoff potessero essere
centrati anche quest’anno nonostante il terremoto del calcio scommesse e
nonostante certe situazioni non fossero ancora cambiate".
Cosa è mancato secondo te quest’anno per raggiungere i play
off?
"E’ meglio che a questa domanda non risponda, odio gli
ipocriti e non vorrei diventarlo. Dico solo che per raggiungere grandi
obiettivi ci vogliono grandi uomini e professionisti e in tutti i settori
societari. La differenza non la fanno solo quelli che scendono in campo la
domenica".
Ora sei un giocatore del Pavia, rischieremo di vederti
vincere un campionato com’è successo per altri ex giallorossi?
"Io a Benevento ho lasciato tanti amici e conoscenti e
spero che loro possano augurare a me il meglio possibile come io auguro loro
tutto il bene del mondo. Ho sempre gioito per le emozioni e i traguardi
raggiunti dagli ex compagni, chissà che un giorno non siano loro a
congratularsi con me, io incrocio le dita. Mi alleno e gioco credendoci sempre
come ho fatto a Benevento, come farò ora a Pavia e come cercherò di fare
ovunque andrò".
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