martedì 26 marzo 2013

PAVIA CALCIO, A TU PER TU CON..GIUSEPPE STATELLA



Giuseppe Statella tra cucina, pittura e kart. Il laterale del Pavia di Bianco (in provincia di Reggio Calabria), che ha compiuto recentemente 25 anni, veste per la seconda stagione la maglia del Pavia.
Ogni gara che gioca il Pavia ha sempre una tifosa speciale
«La mia ragazza Lelia è una grande sostenitrice ed è mancata solo per la partita con il Cuneo. Insieme a lei ci sono gli zii che la accompagnano sempre: è venuta la scorsa stagione anche a Carpi, faceva un freddo incredibile»
E’ critica?
«Mi massacra! Alla sera parliamo della partita, dove ho sbagliato, cosa potevo fare. E’ una grande tifosa della Roma, ma quest’anno siamo andati a vedere una partita allo Juventus Stadium: pian piano la sto trascinando a tifare Juventus»
Come ha conosciuto la sua ragazza?
«La sua famiglia è romana di origine calabrese, quindi venivano a Bianco per le vacanze. Io sono fuori di casa da quando ho 14 anni quindi quando potevo tornavo. Conoscevo suo fratello Francesco che è un amico e ci siamo incontrati tramite lui: siamo insieme da due anni. Lei vive a Milano e studia, ma viene a trovarmi a Pavia»
Dicono che sia un buon cuoco, conferma?
«Mi piace far da mangiare, sperimento e direi che me la cavo. Il mio piatto forte è la pasta zucchine e gamberetti e il branzino. Mi da soddisfazione preparare un buon piatto per qualcuno»
Capogrosso, con cui ha molto legato, è la cavia?
«Capita di mangiare insieme con lui e Giorgia, Giovanni (La Camera) e Monica, Ferro e Laura e poi ci divertiamo anche a giocare a Saltinmente. Ho legato molto anche con Fasano»
Al capitano fece uno scherzo quando fu ospite qualche mese fa alla chat della Provincia Pavese
«E’ stato alla fine dopo che erano intervenuti i tifosi: c’era con noi anche Fissore che ha chiamato lui Gianluca in modo tale che non riconoscesse subito la voce. Gli disse: ‘Capitano non la vediamo tanto bene, perché la domenica mette le scarpine al contrario?’»
Il primo step di Statella nel calcio è stato a 14 anni
«Ho lasciato casa mia per andare a Bari: non è stato facile, ero piccolo, ma avevo troppa voglia di provarci e tentare di diventare calciatore»
Poi a 20 anni Antonio Conte l’ha fatta esordire in serie B
«Con Colantuono, che ho avuto a Torino, è stato l’allenatore che ricordo maggiormente. I suoi metodi di lavoro, la preparazione ossessiva della partita e degli schemi: capisco perché la Juve vince e gioca in quel modo. E’ venuto a salutarmi quando poi giocavo a Torino, dopo l’allenamento l’ho trovato negli spogliatoi. Lui e Colantuono hanno lo stesso spirito»
Ha avuto la possibilità di giocare con calciatori importanti: quale l’ha impressionata di più finora?
«Leon e Gasbarroni al Torino, forse perché giocano nel mio ruolo e anche Guberti quando l’ho incontrato che era ad Ascoli. Bianchi è un capitano e un esempio per tutti come anche Scaglia e Santoruvo quando erano a Bari»
Bari, Benevento, Salernitana, Torino, Andria, Grosseto e ancora Bari. Quale è stato il momento migliore della sua carriera?
«A Benevento, una piazza importante dove ho giocato tutte le partite e a Torino quando abbiamo vinto i play off in B e io ero titolare. Avrei potuto essere più continuo perché rimasi fermo un mese, poi da marzo giocai sempre. A Grosseto il momento peggiore anche se avevo giocato 12 partite non stavo bene e sono andato via a gennaio»
Proprio a Torino ha coltivato una grande passione
«Mi piace andare sui kart. Spesso capitava che facessi un giro con Arma, Scaglia e Vailatti, ma anche a Bari veniva occasione. Da quando sono a Pavia non ho più avuto occasione, ma voglio provare la pista di Castelletto»
Anche la pittura è più di un hobby
«Se non facessi il calciatore vorrei fare il restauratore. Ho fatto quattro anni all’istituto d’arte: mi è sempre piaciuto disegnare. In camera mia ho un quadro di una natura morta»



Fonte: AC Pavia

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