mercoledì 16 gennaio 2013

A TU PER TU CON...Gianluca Di Chiara, uno abituato a crescere in fretta



PAVIA. Per la rubrica «Lo sapevate che?» il protagonista della settimana è Gianluca Di Chiara, nato a Palermo il 26 dicembre 1993 cresciuto nel settore giovanile del Parma, passato alla Reggiana e poi acquistato dal Palermo.
Il destino di Di Chiara e del Pavia è intrecciato pur essendo la prima stagione che veste la maglia azzurra. Ci racconta?
«Ho debuttato a 16 anni con la Reggiana contro il Pavia: c’erano a vedermi degli osservatori del Palermo che mi hanno poi voluto quando avevo 17 anni. Ho realizzato un sogno: quando mi è stato proposto di tornare dove sono nato ho accettato subito»
Originario di Palermo, ma la sua famiglia vive a Reggio Emilia
«Mi spostai con la famiglia per ragioni di lavoro dei miei genitori. Appena arrivai cercai una società della città con cui giocare e feci 40 gol. Mi volle il Parma dove sono stato fino ai giovanissimi, poi rimasi alla Reggiana fino a 16 anni dopo di che ho giocato nella Primavera del Palermo e andavo con la prima squadra ad allenarmi. Ricordo il primo provino con il Parma: la mia squadra vinse 2-1 e segnai»
Che emozione ha provato a stare accanto a giocatori di serie A?
«Ho conosciuto giocatori come Miccoli, Ilicic che vedevo in televisione. Balzaretti mi consigliava, anche Mantovani mi ha dato una grossa mano. Potermi allenare con loro, per me che sono tifoso del Palermo, è stata una grande emozione. Anche in Primavera sono cresciuto molto prima con mister Mangia e poi con Beggi: ricordo il derby con il Catania, c’erano 1000 persone con fumogeni e cori. Vincemmo 3-1»
Di Chiara è un terzino o un centrocampista?
«Mi trovo molto bene in mezzo con Giovanni La Camera, mi da una mano anche se giocare in difesa e a centrocampo cambia molto. Il mister? Mi chiede di andare in pressione»
In cosa è cresciuto maggiormente durante l’esperienza pavese?
«Nel giocare palla, sono molto più tranquillo e Roselli mi ha dato una grossa mano»
Ha un tatuaggio con una frase nella schiena, che significato ha?
«Ho due tatuaggi: uno sul polso con le date di nascita dei miei genitori e dei miei fratelli. Sulla schiena ho una frase del film ‘La ricerca della felicità’ con Will Smith, il mio attore preferito: ‘Non permettere a nessuno di dirti che quello che desideri è irraggiungibile: se è un sogno devi difenderlo, se vuoi qualcosa vai e prenditelo’»
Tra i suoi sogni c’è anche andare in Indonesia
«Si perché ci vive il mio migliore amico Andrea con cui mi sento via Skipe. Vorrei visitare Bali quando finisce il campionato»
Non sente la mancanza di casa?
«Di più quando ero a Palermo perché passavano anche alcuni mesi senza tornare. Mentre da Pavia per raggiungere Reggio la distanza è inferiore»
E’ cresciuto a Reggio, ma il suo piatto preferito è palermitano
«La pasta con il nero di seppia, è tipico»
Segue altri sport al di fuori del calcio?
«La Nba, tifo Miami e Lebron James anche se non riesco a guardare le partite perché le trasmettono molto tardi di notte»
Ascolta musica prima delle partite?
«Il rap italiano sempre prima delle gare. Ho una play list di 10 canzoni in cui ci sono artisti come Club Dogo o Marrakech»
Che studente era Di Chiara?
«Ho fatto l’istituto turistico aziendale, ma non l’ho finito: non ho un buon rapporto con i libri»
Negli anni di Palermo con chi ha legato?
«Ero in appartamento con Micai (che gioca nel Como), ancora adesso ci sentiamo e usciamo insieme quando si può. In generale ho trascorso la mia giovinezza a Palermo: era bello, giocavamo in strada perché non c’erano strutture, mentre quando arrivai a Reggio la situazione era differente»
Quale è stato finora il passaggio decisivo della sua carriera?
«A Parma il calcio era un divertimento, a Reggio quando sono stato chiamato in prima squadra avevo la speranza di poter ritagliarmi una carriera, poi il salto vero l’ho avvertito a Palermo con la Primavera e quando ho iniziato ad allenarmi con giocatori di serie A»
Lei è un grande tifoso del Palermo eppure il suo idolo da sempre è un giocatore del Milan.
«Shevchenko è sempre stato il mio giocatore preferito: da piccolo mi tagliavo i capelli come lui e i compagni mi chiamavano Sheva»



Fonte: AC Pavia

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